Secondo la leggenda del Pian Cavallone nel 1790 viveva sulle pendici del Monte Zeda un rude e perverso pastore di nome Martino (Martinas nel dialetto locale) il quale si era invaghito di una bionda e bellissima pastorella che nei mesi estivi viveva con le sue pecore in una baita situata al Pian Cavallone nella zona dove sorge il rifugio CAI.

La bionda pastorella pura come un rododendro che nasce e fiorisce al Pian Cavallone non voleva saperne delle attenzioni del maturo Martinas e cercava di sfuggirne la presenza.

La sera del 14 agosto 1769 Martinas deciso più che mai a godere delle grazie della pastorella, scese dallo Zeda cavalcando un bianco cavallo e si presentò all’amata rinnovando le sue odiose brame.

Ai rinnovati rifiuti il torvo Martinas nel colmo del furore si lanciò sulla pastorella e la buttò nel burrone sottostante uccidendola.

Il sangue della pastorella, così barbaramente uccisa, si sparse sulle pendici del Pian Cavallone che si ricoprì d’una selva sanguigna di rododendri che ancor oggi si possono ammirare .

Compiuto il delitto Martinas rimontò sul cavallo bianco ma nel fuggire verso il Monte Zeda il cavallo inciampò e trascinò nel burrone il bieco Martinas.