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Rifugio Ferioli

Descrizione

Quota iniziale : 1393 m
Quota finale: 2264 m
Dislivello: 938 m + 66 m di perdita di quota da recuperare al ritorno
Distanza totale A/R: 11,29 km
Tempo: 2:45 h escluse le soste

Rieccoci per la settima volta a salire al Rifugio Ferioli per salutare gli abili gestori Giovanni, Daniela, Rosy e Claudio di escursionando.it che come ogni anno, il primo fine settimana di settembre, si occupano di gestire il rifugio.

Quest’anno siamo pervasi da emozioni contrastanti da un lato siamo felici di rivedere i vecchi amici che l’anno scorso per una serie di problemi non siamo riusciti ad incontrare ma dall’altro siamo tristi perché è la prima volta che saliamo al Ferioli senza il nostro cagnolone Toby che ci ha lasciato ormai da quasi un anno.

Per la descrizione dell’itinerario rimandiamo agli articoli degli anni passati in particolare a quello del 2013 e del 2015 che descrivono la salita da Rima e a quello del 2014 che descrive la salita da Alagna.

Partiamo da Rima poco dopo le 9:00, in giro non c’è molta gente probabilmente perché le previsioni per oggi danno tempo in peggioramento nel pomeriggio. Imbocchiamo il sentiero 296 del quale ormai conosciamo ogni metro e in cinquanta minuti arriviamo alla croce di sasso che come ogni volta ci lascia perplessi perché sembra che nessuno ne conosca l’origine. Pochi minuti dopo eccoci all’Alpe Valmontasca con le sue simpatiche mucche. Il tempo di fare un paio di foto e riprendiamo a salire verso l’Alpe Vorco che raggiungiamo dopo circa un’altra oretta di cammino. Il tempo sta effettivamente peggiorando e verso il colle è scesa la nebbia.

Continuiamo a salire e raggiunto il colle iniziamo la discesa verso il rifugio che raggiungiamo proprio quando inizia a piovere. Veniamo calorosamente accolti da Claudio e Daniela mentre Rosy è impegnata in cucina. Dopo i saluti veniamo fatti accomodare in sala da pranzo dove ci aspetta un’ottima polenta accompagnata da salamella e spezzatino, un tagliere di formaggi e salumi e per finire in bellezza due strepitose torte di mele e cioccolato e pere.

Il tempo passa veloce e arriva il momento dei saluti ed iniziare la discesa sotto l’acqua. Una foto alla nuova finestra su Alagna anche se oggi sembra che qualcuno si sia dimenticato le tende tirate e ci avviamo verso valle. La pioggerella che ci ha accompagnato dalla partenza del rifugio arrivati al colle Mud si trasforma in una specie di diluvio universale e in meno di mezz’ora nonostante i materiali antipioggia che ci hanno sempre protetti in passato siamo completamente fradici. Il sentiero trasformato in molti punti in ruscello diventa presto molto insidioso tanto che non contiamo più gli scivoloni e i numeri da circo per rimanere in piedi seguiti anche da un paio di cadute per fortuna senza conseguenze. Arrivati all’Alpe Valmontasca finalmente smette di piovere e a tratti esce anche un timido sole. Entriamo nel bosco e sempre con molta cautela per il fondo bagnato affrontiamo i 61 tornati che ci separano dalla fiorita Rima e dalla macchina.

Arrivederci al prossimo anno!

 

Galleria Foto

Cartina e indicazioni stradali

Accesso stradale: Seguire la SS299 della Valsesia fino a Balmuccia. Svoltare a destra prendere la SP10 e seguirla fino a Rima S. Giuseppe.

Coordinate parcheggio: 45.885095° N 8.000040° E

Profilo e traccia GPS

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Leggende storia e curiosità

La strada del Paradiso

Secondo la leggenda La strada del Paradiso molti anni fa a Rima, incantevole paesetto della Valsesia, viveva una povera vecchietta. Sua unica consolazione era un bimbetto di sei anni, orfano di papà e mamma, che aveva allevato da quando aveva una anno. Con lui andava a falciare l’erba, a raccogliere la legna, a lavorare i campi. Ma un inverno, un inverno tremendo, carico di neve e di gelo: il bambino s’ammalò di polmonite e dopo qualche giorno spirò.
La sventurata vecchietta, affranta dal dolore non si dava più pace; mattina e sera si recava ad inginocchiarsi presso la tomba del suo angioletto e lo chiamava per nome.

– O Signore, perché non avete preso me? Io sono vecchia e lui era all’alba della vita. Perché?

E piangeva, piangeva giorno e notte…

Venuta la primavera, ogni sera, immobile come una statua, sedeva sui gradini della sua casetta situata all’ingresso del paese, proprio al margine della strada. Si sedeva e stava a guardare la bianca strada sulla quale mesi prima il suo  bimbo l’attendeva, giocava e canterellava felice.

Ma una sera, d’un tratto, la vecchietta trasalì. Era desta o sognava? Che cosa brillava laggiù in fondo? La donna dilatò le pupille; sì, era una processione di bimbi che avanzava tenendo nella manina un piccolo cero acceso: le vesti candide, le ali bianche, il viso raggiante.

La vecchietta pensò subito che tra quegli angeli avrebbe visto anche il suo. Ma la processione sfilò tutta ed il figlioccio non c’era! Fuori di sé dalla disperazione, fermò l’ultimo angioletto e con voce soffocata dai singhiozzi, gli chiese:

– …. E lui… lui… perché non c’è?

– Perché non può reggersi in piedi , mia buona nonnina. I suoi abiti sono tutti inzuppati di lacrime pesano come piombo. Se volete che anche lui percorra la strada del Paradiso, non piangete più.

E la processione sparì nel buio. La donna, riavutasi dalla commozione, andò al vicino Santuario della Madonna, collocò un cero sull’altare e pregò a lungo con fervore.

La notte il bimbo apparve in sogno alla nonnina:

– Mi vuoi ancora bene, nonnina?

– Certo che te ne voglio, e tanto!

– Vuoi che vada anch’io in Paradiso?

– Sicuro che lo voglio!

– Ebbene, allora devi promettermi che non piangerai più.

E la nonnina fece solenne promessa. La sera seguente la vecchietta si vestì a vesta e, seduta davanti alla casetta, stette ad attendere.
La sua attesa non fu vana: ecco, una candida processione si snoda, lenta e solenne, lungo la strada del Paradiso. La vecchietta scruta tutti gli angioletti ad uno ad uno. D’improvviso il suo cuore sussulta di gioia: ha visto nella schiera degli angioletti anche il suo tesoro ed anche lui ha il braccino alzato e la manina sfolgorante di luce.
Il bimbo sorride alla nonnina e la chiama a sé. E quella stessa notte ella raggiunge il suo angioletto.

Tratto dall’Enciclopedia delle Regioni – Piemonte ed. Aristea