Descrizione
Quota iniziale : 940 m
Quota finale: 1352 m (punto più alto)
Dislivello: 870 m comprese le perdite di quota
Distanza totale A/R: 12,20 km
Tempo: 4:25 h escluse le soste
Oggi ritorniamo in Val Grande per rifare un itinerario ad anello che avevamo già percorso anni fa in invernale (qui il link della descrizione). Vista la lunghezza di dodici chilometri e il dislivello di più di 800 metri, l’intero giro è consigliato solo ai più grandicelli con un buon allenamento. I più piccoli e i meno allenati possono fermarsi alla vetta del Monte Faiè e rientrare seguendo lo stesso itinerario dell’andata.
L’anello non presenta tratti esposti o difficili ma occorre fare alcune doverose precisazioni.
In Val Grande non c’è copertura cellulare per cui, a meno di avere con sé un dispositivo satellitare, non è possibile chiamare i soccorsi, per questo mai entrare da soli e in presenza di bambini è fortemente consigliata la presenza di almeno due adulti esperti.
I sentieri principali sono ben segnalati anche se in alcuni bivi secondari non sempre è presente una palina, inoltre le foglie sul sentiero potrebbe nasconderne le tracce, pertanto meglio avere una buona cartina o meglio ancora un GPS con una traccia salvata.
Anche se si ha intenzione di percorre itinerari abbastanza facili come quello descritto qui, mai sottovalutare il percorso; un bivio mancato o una svolta errata possono trasformare una piacevole gita in un’esperienza potenzialmente pericolosa.
Prima di effettuare il giro completo coi ragazzi, valutatene bene l’allenamento, in quanto una volta scesi a Corte Buè bisogna avere da parte sufficienti energie per affrontare l’itinerario di ritorno che sarà in salita.
Lasciata l’auto alla fine della strada asfaltata in località Alpe Ruspesso (950m) ci dirigiamo verso la sterrata che parte alle spalle del pannello esplicativo dell’Ente Parco e dove si trovano subito le indicazioni dei vari sentieri.
La prima meta di oggi, il Monte Faiè, è indicata a un’ora e venti minuti, sentiero A54. Il percorso è molto piacevole e in circa quindici minuti arriviamo al Rifugio Fantoli dove termina la strada lastricata.
Svoltiamo a sinistra sul prato e iniziamo a salire verso l’Alpe Ompio Superiore. Seguendo le evidenti indicazioni superiamo le baite dell’alpe ed entriamo nel bosco di betulle. In meno di mezz’ora dalla partenza siamo a La Croce, crocevia di sentieri, dove è stato posto il pannello Confine tra Due Mondi ad indicare la differenza di paesaggio tra i due versanti della montagna: betulle e pascoli verso sud, faggi e natura selvaggia verso nord. Ignoriamo il sentiero P07b diretto per Corte Buè per proseguire sulla sinistra sempre su sentiero A54 per la vetta del Monte Faiè.
Inizialmente saliamo dolcemente lungo la dorsale in un bosco misto di faggi e betulle ma dopo una ventina di minuti il percorso si impenna diventando piuttosto ripido. Superiamo il bivio per l’Alpe Casarecce e dopo una decina di minuti siamo in vetta al Monte Faiè (1:10h dalla partenza) possibile meta per i più piccoli e meno allenati. Purtroppo, è un po’ velato ma lo stesso la vista è stupenda.
Dopo una breve pausa riprendiamo il cammino sulla cresta lungo il sentiero A52 verso l’Alpe Pianezza e subito dopo la Colma di Vercio (1:30h), dove si possono ammirare ancora i resti del basamento dell’antica teleferica usata dai boscaioli per far uscire il legname dalla valle. Anche da qui la vista è super ma il giro è ancora lungo e dobbiamo proseguire per la prossima meta Corte Buè che danno a un’ora in discesa nella faggeta.
Contrariamente all’ultima volta che abbiamo percorso questo sentiero in invernale, quando era invaso dalle foglie, ora è pulito, ma ugualmente occorre prestare un po’ di attenzione perché alcune svolte non sono segnalate. Scendiamo ripidamente ripercorrendo in parte il tracciato della vecchia teleferica, infatti, lungo la via è possibile scorgere i resti degli antichi basamenti. Dopo una ventina di minuti arriviamo in un punto in cui il sentiero, sostenuto da dei muretti a secco, sembra invitare a proseguire dritto ma in realtà occorre svoltare a destra. Dopo altri dieci minuti giungiamo ad un bivio e ignorato il sentiero che prosegue dritto verso Orfalecchio svoltiamo a destra in direzione di alcuni ruderi dove ci ricolleghiamo al sentiero P07b che avevamo visto a La Colma.
Ormai manca poco e, dopo aver costeggiato per un tratto il torrente Buè, lo attraversiamo e in un paio di minuti siamo all’ingresso di Corte Buè (2:30h).
Attraversiamo la Corte passando davanti al Rifugio Gruppo Escursionisti Val Grande dove ritorneremo per riprendere il cammino, e il bivacco Serena per arrivare alla piazza principale, dove è posto il caratteristico Cadregun di fronte ad un panorama stupendo sulla Val Grande.
Ci fermiamo per una breve pausa pranzo e un giretto tra le viuzze dell’alpeggio, dove scorgiamo una bella cappellina
Corte Buè è stata una grande corte sul versante nord-orientale dei Corni di Nibbio. Le baite e i pascoli ormai inselvatichiti sono la testimonianza di importanti insediamenti silvo-pastorali nella bassa Val Grande. Fino al secolo scorso, circa 20 famiglie di Rovegro si trasferivano qui dalla primavera all’autunno con il proprio bestiame.
Durante la Seconda guerra mondiale, questi luoghi sono stati teatro di parecchi scontri tra partigiani e nazifascisti, culminati nel giugno 1944 con l’occupazione di Corte Buè da parte delle truppe nazifasciste, che l’hanno utilizzata come base per colpire le corti di Velina dall’altra parte della valle, dove erano rifugiati i partigiani. Prima di andarsene, tedeschi e fascisti hanno dato alle fiamme la Corte.
Dopo il meritato riposo, ritorniamo al rifugio, dove imbocchiamo il sentiero P07 che scende a sinistra dello stesso e, dopo aver attraversato un prato, rientra nel bosco.
Inizia ora un lungo tratto a mezza costa nel bosco che regala scorci suggestivi e, in circa quaranta minuti, raggiungiamo il bivio per Ponte Velina. Qui è presente una palina, ma le indicazioni sono errate: infatti, per l’Alpe Basseno, nostra prossima meta, indica 15 minuti, ma in realtà anche la prossima a trenta minuti da qui dirà la stessa cosa.
Proseguiamo sempre sul sentiero P07, che ora inizia a salire lungo le tracce di quel che rimane dell’antica mulattiera sostenuta da bellissimi muri a secco e con ponticelli che permettono di superare i tratti più impervi.
Dopo circa 30 minuti arriviamo ad un altro bivio col cartello, questa volta corretto, per l’Alpe Basseno 15 minuti. Abbandoniamo il sentiero che prosegue dritto per l’Alpe Scellina e svoltiamo per proseguire in ripida salita verso l’Alpe Basseno che raggiungiamo in pochi minuti (4:00h).
Quest’alpe è un vero gioiellino, in una posizione molto panoramica sulla valle, con una vista che spazia dal Monte Todano e il Pizzo Marona, nascosto tra le nuvole, al Pedum passando dalla Cima Sasso e Tuss con una vista anche sulle corti di Velina.
Staremmo qui ore ad ammirare il paesaggio, ma ci manca ancora l’ultima salita di un paio di centinaia di metri di dislivello ma abbastanza ripidi.
Il sentiero parte a sinistra dell’alpeggio accanto all’ultima baita e dopo un facile guado inizia a salire fino a quota 1000 metri, dove per un breve tratto spiana, consentendo di riprendere fiato prima degli ultimi 50 metri che ci conducono sulla dorsale, da dove non ci resta che scendere con un morbido traverso tra le felci fino all’Alpe Ompio Inferiore, passata la quale ci ricongiungiamo al sentiero dell’andata per rientrale all’auto.
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