Descrizione
Quota iniziale : 1393 m
Quota finale: 2264 m
Dislivello: 938 m + 66 m di perdita di quota da recuperare al ritorno
Distanza totale A/R: 11,29 km
Tempo CAI: 2:45
Rieccoci come ogni anno alla tradizionale salita al Rifugio Ferioli per andare a trovare gli amici che, come consuetudine, il primo fine settimana di settembre, vestono i panni di abili gestori del rifugio. Anche quest’anno ad attenderci ci sono Rosi, Luciano e Claudio di escursionando.it.
Per la descrizione dell’itinerario rimandiamo alle relazioni degli anni precedenti in particolare a quelle del 2013 e del 2015 mentre ci limitiamo a descrivere la giornata purtroppo rovinata dal cattivo tempo.
Quando arriviamo a Rima di primo mattino, pur essendoci il sole, non c’è ancora nessuno e il parcheggio è deserto. Ci avviamo verso la piazza del paese per immortalare la splendida fontana. Seguendo i cartelli arriviamo in pochi minuti al pannello con la carta dei sentieri della valle e la locandina del rifugio che annuncia interessanti novità. Quello che andremo a percorrere è il sentiero n. 296 che sale al Colle Mud per poi scendere al rifugio Ferioli seguendo il sentiero 208.
Il percorso non presenta alcuna difficoltà, l’unico punto di attenzione è il bivio a circa mezz’oretta dalla partenza in cui occorre tenere la destra evitando di imboccare il sentiero per il Passo del Gatto e il Monte Tagliaferrro.
In circa un’ora arriviamo all’Alpe Valmontasca da dove si nota che di recente è caduta la neve sia sul Monte Tagliaferro che sul Corno Mud e il cielo incomincia a coprirsi. Continuiamo la salita verso l’Alpe Vorco che raggiungiamo quando incomincia a scendere qualche goccia di pioggia.
In breve arriviamo al colle Mud da dove scendiamo al Rifugio Ferioli mentre ha smesso di piovere.
Al rifugio veniamo calorosamente accolti da Rosi, Luciano e Claudio che ci fanno immediatamente accomodare in terrazza poiché, come in ogni rifugio CAI, i cani non possono entrare.
Purtroppo il tempo in pochi minuti peggiora e rincomincia a piovere sempre più forte costringendoci ad accelerare il pranzo a base di amatriciana e polenta e brasato servita in piatti che si mangiano assolutamente ecofriendly il tutto accompagnato da un buon bicchiere di rosso servito in un intelligente porta bicchieri antivento. Di rifugi ne abbiamo girati tanti ma questa è la prima volta che troviamo una soluzione così semplice ma al tempo stesso così geniale: COMPLIMENTI!
Quest’anno il tempo non è assolutamente clemente e continua a peggiorare inizia a scendere pioggia mista a neve e un vento gelido ci costringe a velocizzare i saluti per affrettarci a scendere.
Dopo pochi minuti che abbiamo lasciato il rifugio la pioggia si trasforma in fastidiosissima e gelida gragnola che inizia ad imbiancare ogni cosa. Nonostante la giacca e i guanti fa molto freddo per cui scendiamo il più velocemente possibile prestando attenzione al sentiero diventato abbastanza scivoloso. Man mano che perdiamo quota la gragnola si trasforma in pioggia e quando arriviamo a Rima vediamo che in alto è tutto bianco.
Il maltempo oggi l’ha fatta da padrone, anche la macchina fotografica ci ha abbandonato per il freddo e la pioggia non metteva più a fuoco per cui abbiamo solo le foto fatte col cellulare, ma un ringraziamento va ai gestori che ci hanno accolto col sorriso servendoci il pranzo in tempo record permettendoci così di scendere prima di un ulteriore peggioramento: arrivederci al prossimo anno sperando nel bel tempo!
Galleria Foto
Cartina e indicazioni stradali
Accesso stradale: Seguire la SS299 della Valsesia fino a Balmuccia. Svoltare a destra prendere la SP10 e seguirla fino a Rima S. Giuseppe.
Coordinate parcheggio: 45.885095° N 8.000040° E
Profilo e traccia GPS
Video Traccia 3D
Leggende storia e curiosità
La strada del Paradiso
Secondo la leggenda La strada del Paradiso molti anni fa a Rima, incantevole paesetto della Valsesia, viveva una povera vecchietta. Sua unica consolazione era un bimbetto di sei anni, orfano di papà e mamma, che aveva allevato da quando aveva una anno. Con lui andava a falciare l’erba, a raccogliere la legna, a lavorare i campi. Ma un inverno, un inverno tremendo, carico di neve e di gelo: il bambino s’ammalò di polmonite e dopo qualche giorno spirò.
La sventurata vecchietta, affranta dal dolore non si dava più pace; mattina e sera si recava ad inginocchiarsi presso la tomba del suo angioletto e lo chiamava per nome.
– O Signore, perché non avete preso me? Io sono vecchia e lui era all’alba della vita. Perché?
E piangeva, piangeva giorno e notte…
Venuta la primavera, ogni sera, immobile come una statua, sedeva sui gradini della sua casetta situata all’ingresso del paese, proprio al margine della strada. Si sedeva e stava a guardare la bianca strada sulla quale mesi prima il suo bimbo l’attendeva, giocava e canterellava felice.
Ma una sera, d’un tratto, la vecchietta trasalì. Era desta o sognava? Che cosa brillava laggiù in fondo? La donna dilatò le pupille; sì, era una processione di bimbi che avanzava tenendo nella manina un piccolo cero acceso: le vesti candide, le ali bianche, il viso raggiante.
La vecchietta pensò subito che tra quegli angeli avrebbe visto anche il suo. Ma la processione sfilò tutta ed il figlioccio non c’era! Fuori di sé dalla disperazione, fermò l’ultimo angioletto e con voce soffocata dai singhiozzi, gli chiese:
– …. E lui… lui… perché non c’è?
– Perché non può reggersi in piedi , mia buona nonnina. I suoi abiti sono tutti inzuppati di lacrime pesano come piombo. Se volete che anche lui percorra la strada del Paradiso, non piangete più.
E la processione sparì nel buio. La donna, riavutasi dalla commozione, andò al vicino Santuario della Madonna, collocò un cero sull’altare e pregò a lungo con fervore.
La notte il bimbo apparve in sogno alla nonnina:
– Mi vuoi ancora bene, nonnina?
– Certo che te ne voglio, e tanto!
– Vuoi che vada anch’io in Paradiso?
– Sicuro che lo voglio!
– Ebbene, allora devi promettermi che non piangerai più.
E la nonnina fece solenne promessa. La sera seguente la vecchietta si vestì a vesta e, seduta davanti alla casetta, stette ad attendere.
La sua attesa non fu vana: ecco, una candida processione si snoda, lenta e solenne, lungo la strada del Paradiso. La vecchietta scruta tutti gli angioletti ad uno ad uno. D’improvviso il suo cuore sussulta di gioia: ha visto nella schiera degli angioletti anche il suo tesoro ed anche lui ha il braccino alzato e la manina sfolgorante di luce.
Il bimbo sorride alla nonnina e la chiama a sé. E quella stessa notte ella raggiunge il suo angioletto.
Tratto dall’Enciclopedia delle Regioni – Piemonte ed. Aristea