Descrizione
Quota iniziale : 1198 m
Quota finale: 1966 m
Dislivello: 805 m comprese le perdite di quota
Distanza totale A/R: 11,70 km
Tempo: 4:30 h escluse le soste
Ritorniamo nella valle di Oropa per un giro ad anello che, sulla carta, dovrebbe offrire splendidi panorami. Purtroppo oggi il meteo non è dalla nostra parte, e il cielo coperto ci accompagna fin dalla partenza.
Il percorso comunque è piacevole e accessibile, senza particolari difficoltà tecniche: si sviluppa lungo strade poderali e sentieri di montagna mai esposti, adatti praticamente a tutti, a patto di avere un po’ di allenamento per affrontare gli 800 metri di dislivello e i quasi 12 chilometri complessivi.
Per la salita scegliamo il sentiero dedicato a Papa Giovanni Paolo II, tracciato che rende omaggio alla sua devozione mariana, all’amore per la montagna e al legame spirituale con Pier Giorgio Frassati, da lui beatificato. La discesa, invece, ci porterà per un tratto lungo il Sentiero Frassati, che segue la Costa Muanda, per poi deviare a sinistra nei pressi dell’Alpetto Superiore e rientrare infine al Santuario di Oropa. Solo in questo tratto bisogna prestare un minimo di attenzione: non tanto per la difficoltà, quanto per la scarsità di indicazioni. In realtà il sentiero è comunque ben segnalato dalle classiche bandierine bianco-rosse e da alcuni cartelli sugli alberi, ma la vegetazione di questa stagione tende a nasconderli. Una buona mappa o una traccia GPS sono senz’altro utili.
Parcheggiamo l’auto nel comodo parcheggio gratuito accanto alla Basilica Superiore del Santuario e attraversiamo la piazza ancora deserta di primo mattino. Il sentiero parte proprio accanto alla fermata della corriera e, per il primo tratto fino alla Cappella del Paradiso, coincide con la Via Crucis, lungo una larga strada sterrata. Giunti alla cappella, proseguiamo imboccando la pista silvopastorale D11, che sale dolcemente verso i pascoli di Pian di Gè. Dopo circa cinque minuti lasciamo la strada, prendendo a sinistra un sentiero che si inoltra nel bosco e taglia un tornante prima di ricongiungersi nuovamente con la strada.
In circa un’oretta raggiungiamo Pian di Gè, dove svoltiamo a destra seguendo le indicazioni per il Lago di Bose. Dopo pochi metri abbandoniamo il sentiero D11, che prosegue verso il lago, e ci immettiamo sul sentiero D33. Qui la salita si fa un po’ più ripida e, tra i rododendri in fiore, raggiungiamo il Laghetto della Mora (1:30 h), che ci accoglie immerso nella nebbia, creando un’atmosfera quasi ovattata.
Proseguiamo lungo un tratto di salita più morbida e, in una decina di minuti, arriviamo alla Cascina della Mora, dove incontriamo il sentiero D02 che sale dal “tracciolino”. Inizia ora l’ultimo strappo: una salita un po’ più impegnativa, che in circa mezz’ora ci porta allo spartiacque tra la valle di Oropa e quella dell’Elvo. Qui, svoltando a sinistra, bastano cinque minuti per raggiungere il Poggio Frassati (2:25 h), riconoscibile per il grosso ometto e il cippo in memoria di Pier Giorgio Frassati. Da questo punto, con il cielo sereno, la vista spazia sul Monte Mucrone, che sovrasta il poggio, sul Monte Mars e sulla valle di Oropa. Oggi, invece, le nuvole ci lasciano solo intuire i contorni di questo panorama.
Ci fermiamo per una pausa pranzo, godendoci comunque l’atmosfera di pace, prima di imboccare il sentiero D41, sempre dedicato a Frassati, che scende lungo la Costa Muanda. Vista la mancanza di panorami, ci concentriamo ad osservare e fotografare le splendide fioriture: narcisi, anemoni, gigli di montagna, rododendri e tanti altri piccoli gioielli botanici.
Dopo circa cinquanta minuti di discesa arriviamo all’Alpetto Superiore. Qui lasciamo il sentiero D41, che prosegue verso Pollone, e svoltiamo a sinistra sul sentiero D34, che procede quasi in piano verso nord-est. Anche se non ci sono cartelli, il sentiero è ben visibile e ci guida attraverso i pascoli sotto l’Alpe Giass. Camminiamo tra l’erba punteggiata di fiori, puntando verso una palina visibile in lontananza; una volta raggiunta, ignoriamo la strada lastricata che scende e continuiamo sul D34, che corre qualche metro più a monte.
Attraversiamo i pascoli sotto la cascina Deiro, tra le mucche che riposano placidamente, e proseguiamo fra i rododendri, mentre ogni tanto si apre qualche fugace scorcio sulla valle. Poco prima di entrare in un bosco rado, riusciamo persino a intravedere, tra la foschia, il Santuario di Oropa. In questo tratto il sentiero si restringe, invaso da felci e alta vegetazione, fino a quasi scomparire all’altezza dell’Alpe Fenereccio, dove un ometto su una roccia ci conferma la giusta direzione.
Scendiamo ancora, rientrando nel bosco, e in pochi minuti raggiungiamo il Rio delle Cavalle, dove ci attende un guado un po’ avventuroso accanto a una suggestiva cascatella. Subito dopo il sentiero, in parte trasformato in canale per l’acqua, ci costringe a restare leggermente più a destra, ma dopo poche decine di metri ritroviamo il tracciato ben segnato, che prosegue in discesa fino a sfiorare l’Alpe Cavalle. Poco prima di raggiungerla, deviamo a destra, aggiriamo un grosso faggio e in breve ci ritroviamo sulla strada asfaltata del “tracciolino”, ormai ben visibile davanti a noi.
Non ci resta che seguire la strada per tornare al Santuario e poi al parcheggio, con la soddisfazione di un bel giro compiuto, anche senza il sole.
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